Samuele Carrino, giovane attore e protagonista del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa,” è stato recentemente ospite del programma “Verissimo,” dove ha avuto modo di condividere la sua esperienza nell’interpretare Andrea Spezzacatena, un ragazzo di 15 anni che nel 2012 si tolse la vita a causa del bullismo. Durante l’intervista, Carrino ha rivelato di non conoscere inizialmente la storia di Andrea, ma di aver compreso l’importanza del progetto cinematografico e della sua necessità di portare alla luce una tematica tanto delicata e attuale. La pellicola si propone non solo di raccontare un fatto tragico, ma di inviare un messaggio forte e chiaro: le parole possono avere un impatto devastante, tanto quanto le azioni, e possono ferire in modi che spesso non vengono riconosciuti.
“Questo film comunica ai bulli che le loro parole possono arrivare a uccidere,” ha dichiarato Carrino. “D’altro canto, alle vittime, il film invia un messaggio di speranza: le parole possono anche salvare la vita.” Queste riflessioni mettono in evidenza l’importanza della comunicazione e del supporto in situazioni di bullismo, sottolineando come un semplice gesto o una parola gentile possano fare la differenza per chi sta soffrendo. Accanto a lui, la cantante Arisa ha parlato del suo contributo alla colonna sonora del film, esprimendo la necessità di affrontare il problema del bullismo nella società odierna. “C’era bisogno di un segnale, è impossibile girarsi sempre dall’altra parte,” ha affermato, richiamando l’attenzione sull’importanza di non rimanere passivi di fronte a tali ingiustizie.
Un momento particolarmente toccante per Carrino è stato l’incontro con Teresa Manes, la madre di Andrea Spezzacatena, che da quel tragico evento dedica la sua vita a sensibilizzare gli studenti sulle conseguenze delle parole. L’attore ha raccontato di essersi trovato in difficoltà all’inizio, ma dopo un primo incontro che lo ha bloccato emotivamente, è riuscito a chiedere un secondo incontro. Questo momento si è trasformato in un forte abbraccio, segnando l’inizio di un legame profondo tra l’attore e la madre del ragazzo. Carrino ha sottolineato come questa esperienza lo abbia arricchito e influenzato, portandolo a riflettere sull’importanza di dare voce a chi, come Andrea, ha sofferto in silenzio.
La storia di Andrea e il film di Carrino rappresentano non solo un invito alla riflessione, ma anche un appello all’azione, affinché tutti possano contribuire a un cambiamento culturale che metta fine al bullismo e celebri la gentilezza e la comprensione. Con queste parole e con il potere del cinema, Samuele Carrino e Arisa stanno lavorando per creare un mondo migliore, dove le parole siano usate come strumenti di supporto e non di dolore.