Il nuovo film horror *The Substance*, uscito lo scorso 30 ottobre, ha suscitato reazioni forti e contrastanti nei suoi spettatori, molti dei quali hanno definito l’esperienza di visione come «impegnativa», sia emotivamente che psicologicamente. Il film si distingue per la sua capacità di mettere a dura prova non solo la resistenza fisica di chi è sul set, ma anche quella emotiva. Tra le protagoniste c’è Demi Moore, che interpreta Elisabeth Sparkle, un’ex star del fitness ossessionata dall’idea di non invecchiare. In un’intervista a *Variety*, l’attrice ha parlato di come il film l’abbia costretta a confrontarsi con le sue paure personali e ad affrontare il suo corpo in modo diverso.
Moore ha spiegato che il suo ruolo l’ha aiutata a comprendere l’importanza di accettarsi così come si è, senza cercare di nascondere o modificare i propri difetti fisici. «Il film mi ha fatto capire che devo apprezzarmi così come sono. Sto ancora scrivendo la mia vita, la mia storia non viene dettata in base alla mia età», ha detto l’attrice, riflettendo sul suo percorso di accettazione.
Nel film, il personaggio di Moore, Elisabeth, è consumato dal desiderio di mantenere l’apparenza giovanile, cercando continuamente di fermare il tempo, un tema che riflette le sue stesse esperienze di vita. L’attrice ha rivelato di aver affrontato questi temi anche nella sua autobiografia, che ha deciso di regalare alla regista Coralie Fargeat prima di iniziare le riprese. Nel libro, Moore racconta il suo rapporto con il corpo, ammettendo di aver trascorso anni sotto il giogo di trattamenti di bellezza, nel tentativo di fermare l’invecchiamento e mantenere una certa immagine pubblica. «Non avevo paura di affrontare l’argomento, le cose che ti spingono fuori dalla tua zona di comfort sono anche quelle che ti danno la maggiore opportunità di crescita», ha dichiarato l’attrice, mettendo in evidenza il valore di confrontarsi con le proprie insicurezze, piuttosto che nasconderle.
Moore è stata molto onesta riguardo alla sua percezione del corpo, rivelando che una delle idee più sbagliate su di lei è che abbia amato il suo corpo. «La realtà è che devo ringraziare il mio lavoro, che mi ha dato l’opportunità di superare le insicurezze, come le copertine che ho realizzato per *Vanity Fair*», ha spiegato. La sua carriera l’ha portata a confrontarsi con gli stereotipi e a liberarsi da quella che definisce «la condizione di schiavitù» in cui si era messa da sola, nel tentativo di essere sempre perfetta.
Un momento particolarmente straziante per Moore durante le riprese è stato quello in cui il suo personaggio, Elisabeth, si prepara per un incontro, correndo continuamente in bagno per aggiungere trucco e cercare di migliorare il suo aspetto. «Un momento straziante. Penso che possiamo tutti relazionarci, cerchiamo di migliorarci con il trucco, ma non basta», ha raccontato l’attrice, ricordando quanto fosse difficile per lei affrontare quel livello di insicurezza. In quel momento, il suo viso «nudo e crudo» di fronte allo specchio la obbliga a fermarsi e ad affrontare la realtà: nonostante gli sforzi, l’apparenza non può essere cambiata per sempre. Questo passaggio rappresenta non solo una riflessione sul desiderio di perfezione, ma anche sul dolore che può derivare dall’accettare i propri difetti.